Abbiamo accolto nella liturgia della parola, in questo periodo natalizio, l’annuncio della presenza di Dio in mezzo a noi nella persona di Gesù, Figlio di Dio, nato da Maria Vergine: “oggi è nato per voi un salvatore”; “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. Di fronte a quest’annuncio, ci sono due reazioni contrarie. La prima è quella delle persone che hanno dimostrato la disponibilità ad accoglierLo e la fede in Lui. Erano i pastori, persone umili e semplici che “andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino” e i Magi, che partirono da lontano per adorarlo, potandogli dei doni. La seconda è quella del rifiuto: del re erode, dei sommi sacerdoti e degli scribi che ceravano di ucciderlo: "Alzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo" disse l’angelo a Giuseppe nel sogno. Quest’annuncio della presenza benevola di Dio ad ogni uomo continua sempre a risuonare: E in qualche modo siamo invitati anche noi a diffonderla questa buona notizia della vicinanza di Dio e del suo regno proclamando con le parole e le opere: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». Nello stesso tempo però ci dobbiamo chiedere: come reagiamo ogni volta che ci giunge questo annuncio, ogni volta che sentiamo Gesù venirci incontro in molti modi e bussare alla porta del nostro cuore e ci chiede di entrarvi per illuminarci e guarire le nostre infermità e malattie? Siamo semplici come i pastori e docili come i Magi o superbi come Erode che si crede di non avere bisogno di Dio, di potere bastare a sé stesso cercando di escluderLo completamente dalla sua vita? Certamente, vogliamo essere più vicini alla semplicità e docilità nella fede dei pastori e dei magi, e sempre più lontani dalla superbia di Erode perché abbiamo bisogno di essere rinnovati da Cristo, illuminati dalla sua Luce e salvati dal suo amore. Perciò preghiamo affinché abbiamo sempre il cuore aperto a Lui e che non abbiamo paura di convertirci a Lui cioè di volgerci a Lui che ci viene incontro.

Nella casa della Marchesa - La discesa verso Valdocco

13 ottobre, festa della Maternità di Maria. Comunico ai ragazzi il trasferimento dell'Oratorio presso il Rifugio della Marchesa Barolo. Noto un certo turbamento. Allora annuncio che là ci attende un vasto locale tutto per noi, per cantare, correre, saltare. Ne sono entusiasti. Ognuno attende domenica, impaziente di vedere le novità.

Terza domenica di ottobre, festa della purità di Maria SS. Subito dopo mezzogiorno una turba di ragazzi scende verso Valdocco, a cercare il nuovo Oratorio. Ci sono piccoli e grandi, apprendisti meccanici e garzoni muratori. Chiedono da ogni parte:

- Dov'è l'Oratorio? Dov'è don Bosco?

Nessuno ne sa niente. Di don Bosco e di Oratorio, nessuno in quella zona ha mai sentito parlare. I ragazzi, credendo di essere presi in giro, alzano la voce. La gente, pensando a un brutto scherzo, comincia a minacciare e a menare le mani. Le cose si mettono male. Fortunatamente sento gli schiamazzi e insieme a don Borel esco di casa. Ci corrono incontro, chiedendoci dove sia l'Oratorio.

Ho dovuto rispondere che il vero Oratorio non era ancora stato terminato, ma che intanto potevano salire nella mia camera. Era spaziosa e ci sarebbe servito benissimo. Quella domenica, infatti, le cose andarono abbastanza bene.

« Non è possibile andare avanti così »

La domenica successiva, però, ai ragazzi che arrivavano dalla città si aggiunsero molti giovani delle case vicine. Non sapevo più dove metterli. Camera, corridoio, scala, tutto era ingombro di ragazzi.

Il 1° novembre, festa dei Santi, a confessarli eravamo in due, don Borel ed io, ma quelli che volevano confessarsi erano duecento. Come fare? Come tenerli fermi? Uno voleva accendere il fuoco, un altro spegnerlo. Uno metteva a posto la legna, un altro rovesciava l'acqua. Secchio, paletta, molle, brocca, catinella, sedie, scarpe, libri, tutto era sottosopra, perché tutti volevano mettere ordine. Il caro don Borel a un certo punto disse:

- Non è possibile andare avanti così. Bisogna trovare un locale più adatto.

Tuttavia, sei giornate festive le trascorremmo nella mia camera, collocata sopra l'entrata del Rifugio.

INSEGNARE A CHI NON SA - La prima scuola di umiltà

La nota stonata, che mesi addietro era stata di molestia a tutte, ora non c’era più: la maestra di Fontanile, poco malleabile e a noi già nota, aveva lasciato Mornese quando le Figlie abbandonavano la casa dell’Immacolata: eliminata la causa, quindi, eliminato l’effetto.

Allora qualcuna s’era domandata, quasi con pena: Chi ci farà un po’ di scuola, adesso?.... Da due settimane don Bosco aveva mandato da Torino la signorina Angela Jandet, maestra; e la vicaria non aveva tardato a consolarsi e a consolare dicendo: “Questa può sostituire l’altra”.

Infatti l’aveva messa subito alla prova incaricandola di qualche registretto e di qualche nota riguardante la casa o i lavori di commissione. Mentre ne studiava il carattere e lo spirito.

Ma appena riordinata la casa, dopo la partenza del vescovo, non dimenticando che don Bosco aveva parlato di alunne, anche interne, da istruire ed educare, sente il dovere per tutte di prepararsi alla nuova missione. Stabilisce perciò il tempo, il locale, e le suore per un po’ di scuola sotto la Jandet, già professa. Fra le alunne è anche lei, la vicaria sr Maria. 

“L’umiltà fa bene a tutti, e specialmente a me”, va dicendo a se stessa. Neppure farà del male alla nuova insegnante che, tra i suoi bei doni di pietà e di buon tratto, non manca di qualche vivo spunto di orgoglio.

Eccoci dunque di fronte a una scolaresca di giovani e adulte, in abito religioso o no; ognuna con la sua dose di buon volere e anche di orgoglio; e prima nelle vittorie su se stessa, la vicaria, che nell’esercizio dello scrivere si trova la mano tarda e indocile. Presso di lei, però, e dopo di lei, chi può non sentirsi trascinata a una tale mortificazione d’intelletto, di cuore, di volontà? Anche questo può servire al Signore per dissipare più presto ogni amarezza mornesina; quindi non si fa caso se spunta anche qualche lacrima tra i sorrisi non sempre repressi delle scolare, quando la maestra dà risalto ai più madornali errori di lingua parlata e scritta.   (Cron. Vol.II, pp 12-13)

La Parrocchia Immacolata, il 26 dicembre, ha organizzato un appuntamento musicale per condividere riflessioni e meditazioni natalizie.

I cori hanno allietato i presenti con brani musicali e, tra un canto e l’altro sono stati espressi pensieri per celebrare il Natale con maggiore consapevolezza e autentica spiritualità. Le canzoni scelte, ricche di fascino natalizio, da “Astro del ciel” a “Tu scendi dalle stelle” hanno richiamato la bellezza della nascita di Gesù Bambino, ricca di semplicità e di umanità che può rimuovere dai nostri cuori e dalle nostre menti quel senso dismarrimento e di sopraffazione che spesso ci fanno perdere di vista la vera essenza della grazia e della bontà di Dio. Contemplando la scena della Natività, nei cuori di ognuno si è avvertito un bisogno di silenzio per ascoltare la voce dell’amore che è stata diffusa dalle parole delle meditazioni e dai versi dei canti.

In un mondo dominato dalla legge dell’apparire e dell’effimero, l’evento musicale ha consentito di respirare il Natale sotto una veste delicata, dolce e armoniosa facendo cogliere il vero significato e il vero senso della nascita del Salvatore:

Gesù Bambino è speranza, è luce che illumina il cammino, è rinascita, è Amore.

          Sonia Mollica

Concludiamo solennemente l’anno 2020 .

Sembra quasi una contraddizione, invece tutto torna: Il Signore Gesù  ci ama forse ancora di più e, senza forse, vuole vedere in noi un po’ di partecipazione in più nella prossimità verso coloro che hanno più bisogno. L’anno ormai finito ci ha tenuti lontani l’uno dall’altro a causa della Pandemia, ma se non ci fosse stata avremmo scoperto la bellezza di poter stare vicino agli altri? Avremmo continuato con la nostra impassibilità o addirittura indifferenza a passar vicino a chi aveva bisogno senza vedere, senza sentire, senza voler condividere, né collaborare. La Pandemia non è ancora finita, ma noi su quale strada stiamo? Abbiamo capito questa lezione o ci vogliamo ostinare a mantenere i nostri principi, il nostro orgoglio, la nostra presunzione di essere superiori? La Pandemia ci ha presentato una lezione che è impossibile non capire “siamo tutti uguali di fronte alla morte”. Una sola cosa ci farà diversi “Come e cosa presenteremo al Padre? Mani piene, mani vuote? Piene di cosa? Vuote perché?. Due canti durante l’adorazione ci hanno emozionato. Uno diceva queste parole: ”Gesù tu sei la pace, Gesù tu sei l’amore, mi abbandono in te, confido in te”. L’altro canto che ascoltato in segreto diceva: ”Quando la tempesta arriverà, volerò più in alto insieme a te, sei al di sopra di ogni avversità, sarò al sicuro in te Signor”. Ecco l’augurio per il nuovo anno: le parole dei due canti siano fonte di ispirazione per la nostra vita, ora che ancora ci è dato di poterla godere, ma non sappiamo né il giorno né l’ora in cui il padrone vorrà riprendersela, però certamente desidera trovarci pronti”. 

Buon Anno

Pensieri tratti dall’omelia di P. Rija

Augurarci con il cuore che il Signore ci faccia uscire da questo buio e la speranza riaccenda in noi il fervore per andare avanti.

Oggi  è la “GIORNATA MONDIALE DELLA PACE”

PACE ovunque l’uomo si adopera sapendo che solo Gesù è la vera PACE e che per costruirla e attualizzarla dobbiamo impegnarci secondo le proprie possibilità e capacità.

La PACE è donata a noi da Gesù con la Sua Parola e con la Sua Vita nell’Eucarestia.

Maria , Madre di Dio e Madre della Chiesa, aveva compreso tutto questo. Infatti, ella custodisce Gesù nel suo cuore perché sa che Egli è la Pace.

Anche Papa Francesco in questi giorni mette molto in evidenza il verbo custodire, cioè prendersi cura. Dio ha tanta fiducia nell’uomo che lo rende custode del creato e dell’altro uomo e, aggiunge, che chi non presta attenzione e cura non ha pace,  allora c’è sfruttamento, violenza e guerra.

Diventiamo costruttori di PACE con l’aiuto e l’intercessione di MARIA.

Portare allegria in questo periodo è difficile ed è soprattutto necessario ed è quello che si è cercato di fare con una tombolata streaming il 2 gennaio. Momento in cui si è riscoperta la gioia della comunità che si riunisce nel nome di Dio per condividere un momento felice e che ricorda le nostre tradizioni.     Momenti che aiutano a ristorare l’anima e a fare spazio all’amore e alla condivisione con il prossimo.                         Mariamichela

Sabato 2 gennaio si è svolta alle ore 20.30 la tombolata parrocchiale in streaming. Ci siamo collegati sulla piattaforma Meet dove, prima di iniziare, insieme al Parroco Padre Rija abbiamo detto una preghiera, poi Mariamichela ci ha spiegato come giocare. È stata una esperienza molto divertente. Io ho fatto terno e come premio mi hanno fatto fare un balletto, anche se mi vergognavo un po’ di ballare davanti allo schermo. Ci siamo anche divertiti a dire degli scioglilingua e dei detti in dialetto venosino. I miei parrocchiani sono davvero molto simpatici.        

Anna Lucia Sivilia

Manifestazione  o Rivelazione del Verbo incarnato al mondo intero: Rivelazione del Mistero dell’Amore di Dio nel Bambino Gesù.

Rivelazione ai Magi (stranieri che non appartengono a Israele) in cui si  rappresentano tutti i popoli, proprio perché Gesù vuole tutti intorno a sé, non obbligando, ma proponendo un Regno di Giustizia, di Pace e di Amore e ad esso si aderisce liberamente.

Rivelazione della Luce che illumina ogni uomo, perciò la Chiesa è aperta a tutti e in essa c’è condivisione e accoglienza

L’Epifania è la festa del dono ricevuto: Dio si è fatto DONO per noi e noi siamo invitati a farci dono per gli altri. Il dono è gratuito ed è colmo di amore, ma è tale se è fatto con sincerità e con il cuore.

Altri momenti della manifestazione di Gesù sono:

Battesimo  -  Cana  -  Trasfigurazione

Oggi ricorre anche la giornata dell’INFANZIA MISSIONARIA.

E’ importante pregare per questi bambini, ma possiamo anche pensare a loro con un gesto concreto.