Stiamo per entrare nel periodo di Avvento. Quattro settimane di preparazione al Natale, alla celebrazione del mistero dell’incarnazione del Verbo che viene ad abitare in mezzo a noi per adempiere la salvezza di tutta l’umanità. L’avvento è un momento di lode e di rendimento di grazie a Dio per l’adempimento di questa promessa nella nascita dalla Vergine Maria, morte e risurrezione del Figlio di Dio. “E noi vi portiamo il lieto messaggio che la promessa fatta ai padri, Dio l’ha adempiuta per noi, loro figli, risuscitando Gesù” (Atti 13,33); poi, un periodo in cui siamo chiamati alla disponibilità di accoglierlo, Lui che continua a venirci incontro tutti i giorni, attraverso la sua parola, i sacramenti, le persone che incontriamo, soprattutto i più piccoli “chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato” (Mc 9,37) “tutto quello che avete fatto a questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25, 40); infine, un tempo in cui siamo invitati a essere pronti per la sua venuta nella gloria alla fine dei tempi che solo il Padre sa quando “quanto  a quel giorno e a quell’ora nessuno lo sa, né gli angeli, né il Figlio ma solo il Padre” (Mt 24,36). Quindi l’avvento è un tempo di grazia e di gioia perché ci annuncia le meraviglie compiute da Dio “Io sono con voi, tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Mt 28, 20) e la sua venuta nella gloria alla fine dei tempi. Per vivere l’avvento in grazia di Dio, bisogna intraprendere un cammino penitenziale fatto di preghiera intensa (avvinarsi ai sacramenti), di rinuncio (digiuno) e di carità (elemosina); infatti, durante, saremo invitati e accompagnati dalla liturgia al rinnovamento e alla conversione. Santa Teresa dice che l’umiltà è l’atteggiamento migliore da avere affinché Dio possa abitare nel nostro cuore per riempirci della sua grazia: “Se desideriamo realmente che Dio ci riempia di sé, dobbiamo svuotarci, attraverso l’umiltà, di tutto ciò che può essere ricerca di noi stessi” così questo tempo forte di avvento può portare per ciascuno di noi frutto che ci fa crescere nella vita dello Spirito.

Buon cammino

di avvento

Notizie dall'aldilà

L'ultimo sguardo fu come una firma

Scrivendo la biografia di Luigi Comollo, ho narrato gli avvenimenti che precedettero e accompagnarono la sua morte santa. Qui voglio ricordare un fatto che nella biografa ho appena sfiorato, ma che fece parlare molta gente. Eccolo. La nostra amicizia era così profonda che parlavamo apertamente di tutto ciò che ci poteva accadere. Parlammo anche della possibilità che uno di noi morisse. Un giorno, dopo aver letto insieme un lungo brano della vita di un santo, un po' per ridere un po' sul serio uno di noi disse: - Sarebbe bello che il primo che muore tra noi due, venisse a portare all'altro notizie dell'al di là. Dopo averne parlato molte volte, abbiamo fatto un patto: - Il primo che muore, se Dio lo permette, verrà a dire all'altro se è salvo.  Non pensavo che questo patto fosse una cosa importante. L'abbiamo fatto con una certa leggerezza (non consiglierò mai nessuno a fare un patto simile!). Tuttavia, specialmente durante l'ultima malattia di Luigi, l'abbiamo confermato e rinnovato molte volte. Anzi, posso dire che le sue ultime parole, il suo ultimo sguardo, furono una specie di firma su quel patto. Molti compagni conoscevano la faccenda che Luigi ed io avevamo fatto. Dio è onnipotente, Dio è misericordioso. Ordinariamente non fa caso di questi patti. Ma qualche volta, nella sua infinita misericordia, permette che si compiano, come avvenne per me.

  Riepilogo di tutto quanto detto e fatto: 1. Segno di croce e Saluto a Gesù e relativi Misteri della Fede;2. Chiamata dei primi quattro discepoli; 3. Preghiera di lode composta dai bambini di V elementare e Lavoro di gruppo per completare la preghiera per l'Immacolata (A cura della V elementare)

Preghiera di Lode  

Lode a Te Gesù

per tutto ciò che hai fatto 

e continui a fare per noi.

Ti sei fatti cibo e bevanda

perchè potessimo vivere con Te e di Te.

Non sapremmo dire di più

oltre al fatto che proviamo tanto amore per Te.

Non sappiamo trovare le parole giuste per ringraziarti,

ma un grazie speciale te lo vogliamo esprimere:

Ti ringraziamo per averci lasciato Maria come Madre e Maestra.

Lode e Gloria a Te, Signore Gesù.                            

INTRODUZIONE DEL VESCOVO “MONS. CIRO FANELLI”

L’Intronizzazione della Parola di Dio è un gesto che viviamo ogni volta che celebriamo un sacramento, che ci riconosciamo Chiesa di  Cristo. In questa settimana biblica, voluta dal Vescovo con il consiglio presbiterale, si vorrebbe che la Parola di Cristo dimorasse in noi abbondantemente. Anche Papa Francesco il 30 settembre scorso ha istituito la Domenica della Parola di Dio, perché questa possa essere al centro della nostra vita spirituale. E dice ancora, come S. Girolamo, che non conoscere la Sacra Scrittura, non conoscere i Vangeli, non conoscere la Parola di Dio è ignoranza di Cristo; e ancora nell’E.G. 174: “La chiesa non evangelizza se non si lascia evangelizzare; 175: “lo studio della Scrittura deve essere una porta aperta a tutti i credenti”. Infatti San Paolo, dalle cui parole nasce questa settimana, dice: “Pur essendo molti siamo un solo corpo in Cristo”.                                                          

Questa frase ci riconduce ai tre fuochi del Vaticano :

COMUNIONE  -  MINISTERIALITA’  -  MISSIONE

Vogliamo riscoprire la centralità della Parola di Dio nella nostra vita, nella vita della Chiesa e nell’azione pastorale. Chi non apre la Parola di Dio, pur operando nella chiesa, è vuoto. È la Parola di Dio che ci fa crescere, che ci fa chiesa, che spinge all’unità, che ci fa uscire dall’individualismo per vivere la carità. Lo Spirito Santo opera in coloro che si pongono in ascolto docile della Parola di Dio. Charles Peguy dice: “Gesù non ci ha dato affatto Parole morte da chiudere in piccole scatole e conservare in olio rancido, ci ha dato Parole vive che non si possono conservare che vive. E’ a noi appartiene la Parola ed è da noi che dipende di assicurare di farla intendere nei secoli dei secoli e farla risuonare”.

Don Pasqualino Basta - Introduzione Generale al Vangelo di Matteo

La settimana biblica segue l’andamento dell’Anno Liturgico, quindi durante le 33-34 domeniche del Tempo Ordinario saremo accompagnati da Matteo. Ogni Vangelo è come un quadro su cui ogni evangelista lascia la propria firma e Matteo, come tutti lascia la sua firma nel Capitolo 12 versetto 52, perché, dice: “Avete capito tutte queste cose?...Ogni scriba divenuto discepolo del Regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche”. Matteo è lo scriba (simile a un maestro di scuola elementare), è lo studioso delle cose sacre e antiche e quando conosce Gesù diventadiscepolo. Come maestro quindi insegna a leggere la Bibbia e a impararla a memoria. Egli, come maestro, sa fare tre cose: LEGGERE-TRADURRE-INTERPRETARE. Cosa leggevano? Avevano il Vangelo di Marco all’interno della Comunità, lo copiavano, lo leggevano tutti: giovani, vecchi, bambini, lo imparano a memoria. Matteo sa spiegare in maniera semplice per rendere attuale l’omelia, non perde mai di vista l’A.T. ma si rende conto che molte parole dell’A.T. si sono realizzate in Gesù Cristo e mostra come questo avvenne perché si adempisse la Scrittura. Infatti i tratti caratteristici di Matteo sono le cosiddette formule di compimento, cioè le parole dell’A.T. si sono compiute in Gesù. Nel suo Vangelo ci sono 26 formule di compimento e una tra queste è “Ecco la Vergine concepirà e partorirà un figlio, lo darà alla luce e lo chiamerà Emmanuele” (ISAIA 7,14).

Matteo non ama farsi chiamare maestro perché l’unico a cui si può dare il nome Maestro è Gesù, colui che istruisce il popolo, lo ammaestra attraverso i discorsi. Un parallelismo esiste tra Mosè e Gesù: Mosè ha scritto 5 libri, Gesù ha fatto cinque discorsi. Matteo si nutre della sapienza di Gesù, scrive il suo Vangelo non in greco, non in aramaico, ma in dialetto e con un linguaggio molto semplice perché tutti potessero capire e parla sia per i giudei che per i pagani anche nella loro lingua perché comincia ad avvertire l’universalità della chiesa. Gesù non ha scritto libri, ma si serve dei suoi discepoli per far vivere la sua Parola e la su Chiesa ed è merito di Matteo se la memoria di Gesù è rimasta viva. L’autore ultimo non è neppure Matteo, ma lo Spirito Santo. Però è interessante vedere come il Signore chiede la collaborazione degli uomini. Matteo ha messo a disposizione la sua capacità di ammaestrare, la sua memoria, la sua attitudine di Maestro elementare, da persona che spiega e in più la capacità di interpretare e scoprire i sensi più profondi che vanno oltre il fatterello, ma danno senso alla fede, alla speranza, alla carità. I racconti di Matteo hanno lo scopo di spingere gli uomini all’imitazione di Gesù o di suggerire le norme di comportamento; di edificare e proclamare l’opera di Dio e di Conciliare l’A.T. con il N.T. Raccontare o fare Omelia è importante perché si attualizzi la Parola del Signore. Matteo, pur avendo copiato il Vangelo di Marco, spesso aggiunge particolari che lui ritiene importanti da sviluppare all’interno della comunità e i temi da lui proposti sono: rapporto tra conservatori e innovatori; la missione; la Giustizia e rapporto tra Giustizia e Misericordia.                                                                                                               

  Un altro aspetto da mettere in evidenza è che Matteo AMA le RIPETIZIONI cioè qualche parola o frase si ritrova più spesso per memorizzare più facilmente. Ed ancora Matteo supera il Vangelo di Marco perché aveva tra le mani Parole di Gesù che Marco non aveva e le inserisce nel suo Vangelo. Un solo argomento non è stato toccato: la Passione e Morte di Gesù, questo è stato copiato interamente da Marco perché gli è sembrato quasi un oltraggio modificarlo ma mette più in risalto l’innocente che viene ucciso in maniera ingiusta.

Conclusione: Facciamo diventare il Vangelo qualcosa che fa parte di noi, della nostra carne.