La giornata mondiale dei poveri che si celebra ogni anno è per noi un’occasione per ravvivare la nostra sensibilità alla condizione drammatica  e miserabile dei poveri  (famiglie, orfani, giovani, immigrati, persone  senzatetto, etc.) vittime dell’ingiustizia, del maltrattamento e dello sfruttamento dei potenti che gli danno la caccia per impossessarsi perfino del poco che hanno e ridurli in schiavitù facendogli mancare il necessario per vivere. Siamo chiamati ad aprire gli occhi per vedere la sofferenza dei poveri, gli orecchi per udire il loro grido, le mani per toccare le loro ferite e il cuore per accoglierli. E affinché siamo dei strumenti di Dio che vuole raggiungerli per farli sentire la sua vicinanza, dobbiamo vincere l’indifferenza, essere compassionevoli e  farci vicini a loro per prendersi cura di loro (come il buon samaritano); dobbiamo diventare poveri in spirito cioè uomini che si confidano fiduciosamente in Dio che ha uno sguardo particolare verso i miseri, che ha cura dei deboli, che non abbandona i piccoli ma li aiuta, li difende e li salva per essere anche noi, come loro, in condizione di ricevere il suo Regno, in Dio che si identifica con loro: “tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. In questo modo, in quanto cristiani, coerenti evangelizzatori, possiamo testimoniare la bontà di Dio, speranza dei poveri. Per rianimare la speranza e restituire fiducia ai poveri, il nostro compito deve consistere nell’annunciare con le parole (consolazione), con i gesti (sorriso, sguardo di amore, mani tese) e con le opere (ascolto, aiuto concreto e gratuito) che Dio è dalla parte degli ultimi. Il Papa dice nel suo messaggio in occasione di questa giornata dei poveri che “basta poco per restituire speranza: basta fermarsi, sorridere, ascoltare”. I poveri hanno più bisogno di attenzione e di affetto.  Quindi ai poveri che incontriamo nelle nostre strade e nella nostra vita, non manchino da parte nostra gesti di amore che rende visibile la presenza di Dio che si ricorda di loro e che viene in loro aiuto.

«Spero di bere un vino migliore»

Quello stesso giorno, uscii a fare quattro passi con Luigi Comollo. Salimmo su una collina da cui si vedeva una vasta estensione di prati, campi e vigneti.

- Guarda che siccità quest'anno! - dissi. - I raccolti sono scarsissimi. Poveri contadini: tanto lavoro e nessun risultato. – è la mano del Signore che pesa su di noi - rispose. - Credimi: la causa di tutto sono i nostri peccati.

- Speriamo che l'anno prossimo il Signore ci dia una stagione migliore.

- Lo spero anch'io. Fortunati coloro che potranno viverla. - Dai, non parliamo di cose tristi. Per quest'anno, pazienza. Ma l'anno prossimo ci sarà una vendemmia favolosa, vedrai. E berremo un vino ottimo!

- Tu lo berrai.

- E tu? Continuerai a bere la tua solita acqua? - No. Spero di bere un vino molto migliore. - Cosa vuoi dire? - Lasciamo perdere. Il Signore sa.

- Non cambiare discorso. Cosa vuoi dire con quelle parole: « Spero di bere un vino migliore »? Andartene in Paradiso? - Io non sono certo di andare in Paradiso dopo la mia morte, ma lo spero profondamente. Da qualche tempo ho un desiderio così grande di andare nella casa di Dio, che mi sembra impossibile vivere ancora a lungo su questa terra.  Luigi diceva queste cose con il volto pieno di gioia. La sua salute in quel momento era ottima, e si preparava a tornare con me in seminario.

Oggi abbiamo parlato della nostra comunità che viene paragonata ad una ruota formata da vari pezzi: al centro c’è il mozzo, cioè Gesù verso cui convergono tutti  i raggi. I raggi rappresentano tutte le persone della parrocchia che prestano il loro servizio gratuitamente e sono anche a nostro servizio: il parroco, il vice-parroco, i ministranti, i catechisti, gli animatori, la fioraia, la segretaria. Il cerchio grande che va verso l’esterno, il cerchione con il copertone mantiene i raggi tutti uniti a Gesù. Successivamente abbiamo fatto un gioco dal quale abbiamo scoperto che ognuno di noi ha dei doni che deve far fruttare per metterli poi a servizio degli altri. Da oggi ognuno di noi si impegnerà in questo compito anche con qualche sacrificio, proprio come ci ha invitato a fare Padre Rija nella sua catechesi.                                     

Gruppo V elementare

“RICORDATEVI, CHE OGNI CRISTIANO è TENUTO DI MOSTRARSI EDIFICANTE VERSO IL PROSSIMO E CHE NESSUNA PREDICA è PIU’ EDIFICANTE DEL BUON ESEMPIO” (DON BOSCO)                                                                                                                                            Il 3 Novembre 2019, dopo la Santa Messa Vespertina, nel Salone Maria Ausiliatrice della Parrocchia Immacolata, si è svolta la “Festa d’Autunno. Colori e Sapori”.  Già da diversi giorni fervevano i preparativi; si percepiva l’entusiasmo e la gioia dei ragazzi e dei bambini che hanno dato un valido aiuto alle signore. Queste ultime, con maestria, hanno preparato tante prelibatezze, con frutti autunnali: melograni, noci, mele e pere oltre alle immancabili castagne. Inoltre le operatrici parrocchiali, hanno preparato i dolcetti tradizionali, crostate, grano cotto e cioccolata calda. Anche gli uomini hanno offerto il loro contributo, arrostendo pazientemente le castagne. Don Danilo, egregiamente, ha coordinato e collaborato nei preparativi, facendo anche il deejay. Padre Rija, con tanta umiltà, ha ringraziato tutti e ha evidenziato l’importanza del momento di festa, di gioia, di condivisione, dello stare in famiglia. Teresa Filidoro ha spiegato il perchè all’evento non devono mancare mai le castagne, raccontando il miracolo operato da San Giovanni Bosco. Un ringraziamento va a tutti, in particolare a Giuseppe, un ospite dell’Istituto  dei Padri Trinitari, ragazzo meraviglioso che da anni collabora incondizionatamente a tutte le attività parrocchiali. Numerose persone hanno partecipato alla festa, in un’atmosfera gioiosa, tra musica e balli, uniti in fraterna amicizia. La serata ha lasciato una traccia indelebile nel nostro cuore. Non a caso San Giovanni Bosco afferma: “LA GIOIA è LA PIU’ BELLA CREATURA USCITA DALLE MANI DI DIO DOPO L’AMORE”.                             Laura Intaglietta

Mercoledì 13 si è tenuto il primo dei sette incontri sulla formazione liturgica a cura di padre Tony. Quanti di noi nel corso della giornata compiono riti per poter organizzare al meglio il tempo e i propri impegni? Beh sicuramente tutti poiché senza questa organizzazione la nostra vita sarebbe monotona e triste. Bene compiendo questo gesto, ognuno di noi mette in atto una liturgia. Per liturgia cristiana intendiamo l’azione del popolo che si mette all’opera per preparare al meglio una celebrazione in modo tale che la preghiera possa essere vissuta. La liturgia cristiana assume inizialmente come riferimento la liturgia ebraica, sostanzialmente poiché Gesù era ebraico. Ciò che accomuna tutti i cristiani è proprio l’avere una forma di liturgia, che va distinguendosi nelle varie suddivisioni del cristianesimo. Possiamo definire per azione liturgica tutto ciò che concerne ai sacramenti in Unione alla liturgia delle ore che permette ad ogni cristiano di santificare la propria giornata. Ed è proprio santificare uno dei compiti della chiesa: far crescere nella santità il popolo dei fedeli.

Nicola e Ilenia